La tentazione di passare dallo spartito alle pagine di un libro è forte se sei un autore di canzoni. C’è chi lo fa per scrivere un’autobiografia dove riassumere le avventure e gli incontri di una carriera, e chi si dedica alla scrittura inventando mondi narrativi che affascinano tantissimi lettori, non per forza gli stessi che seguivano la musica del cantante-scrittore.
Ultimo in ordine di tempo e dal punto di vista generazionale a cedere a questa tentazione è stato Dente, al secolo Giuseppe Peveri. Il cantautore fidentino, emerso negli ultimi anni come una delle voci più interessanti e apprezzate della canzone italiana, ha deciso di affidare al formato silenzioso del libro una raccolta di scritti molto particolari, pubblicati quest’anno da Bompiani col titolo Favole per bambini molto stanchi. Brevi, a volte brevissimi scritti, con il tono della favola e il passo beffardo della freddura, che giocano con i significati, con i suoni e creano un mondo rovesciato che chiede al lettore di essere osservato con uno sguardo diverso, rinnovato. «Mi piace molto giocare sui livelli di lettura, l’ho fatto anche in alcune canzoni. Mi affascina anche come lettore, dalla semplice metafora ai doppi significati fino ai messaggi nascosti. Credo che questo libro si possa leggere in tanti modi, una favola al giorno, tutto d’un fiato, un capitolo alla volta, soffermarsi su una favola per un po’ oppure leggerla senza pensarci troppo, ascoltare il suono» ha spiegato Dente al sito «Ho un libro in testa» a proposito di questa sua originale opera letteraria (leggi l’intervista completa).
Dente presenterà Favole per bambini molto stanchi a Poesia Festival venerdì 25 settembre a Castelvetro di Modena alle 18.30 presso il bistrot Bicér Pîn dialogando con il giornalista Roberto Serio. Un aperitivo letterario dedicato al suo affezionato pubblico per conoscere questa originale dimensione artistica di un protagonista della musica indipendente.
A seguire, presso il Teatro di via Tasso alle ore 22.30 Dente imbraccia la chitarra e sale sul palcoscenico per un concerto acustico dove ripercorrere una carriera che ha prodotto fino ad ora quattro album e centinaia di concerti in tutta Italia, più numerose prestigiose collaborazioni.
«Non mi dispiace la definizione cantautore» ha affermato tempo fa al «Corriere della Sera» (leggi l’articolo), precisando però di essersi allontanato dalla concezione “poetica” della stagione classica dei cantautori, quando si faceva « credere a tutti che una canzone debba essere come una poesia, invece è una canzone e basta». Per i tanti che lo seguono da tempo, Dente è però qualcosa di più di un cantautore degli anni Duemila. Nei suoi testi, che parlano spesso dei trabocchetti e delle disillusioni dell’amore contemporaneo, riesce a rispecchiarsi una generazione, come accade con molti colleghi che stanno ottenendo proprio negli ultimi anni molta approvazione di pubblico come Zen Circus, Le luci della centrale elettrica, Brunori SAS e che sono diventati, volenti o nolenti, per davvero o nella finzione mediatica, ideali portavoce dei loro coetanei.