Dopo cento anni dall’uscita in volume, il mito dell’Antologia di Spoon River è ancora vivo. Si tratta di uno dei libri di poesia più letti e che più ha toccato l’immaginario collettivo. Specie in Italia, diventata il “paese d’adozione” del volume più noto della ricca produzione in versi del poeta americano Edgar Lee Masters. Merito sicuramente dei molti artisti, specie nel mondo della musica, che vi si sono ispirati su entrambe le sponde dell’Atlantico. Per il pubblico italiano rimane una pietra miliare il disco di Fabrizio De André Non al denaro non all’amore né al cielo, che raccoglie nove canzoni ispirate ad altrettanti componimenti dell’Antologia.
A questo libro è dedicata idealmente “La notte della poesia” che si terrà a Poesia Festival a partire dalla mezzanotte di sabato 26 settembre presso lo Spazio Famigli di Spilamberto. A questo appuntamento per tira-tardi di Poesia Festival prenderanno parte i poeti Luca Ariano, Chiara Bernini, Giorgio Casali, Roberta De Piccoli, Valerio Grutt, Isabella Leardini, Alessia Natillo, Giuseppe Nibali, Valentina Pinza, Francesca Serragnoli, Stefano Serri e Mariadonata Villa, che si alterneranno al microfono per leggere componimenti propri e tratti dall’Antologia di Spoon River, in un’atmosfera notturna che restituirà la suggestione delle confessioni dall’aldilà dei personaggi di Masters. A intervallare le letture ci saranno gli interventi musicali di Gio Stefani, Michele Vignali e Angus Mc Og.
Ma perché in Italia ha avuto questo successo un libro così profondamente “americano”, le cui radici affondano nella realtà agreste di un Midwest intriso di cultura puritana, e quindi così lontano? Il mito dell’Antologia nasce con Cesare Pavese, appassionato studioso e “scopritore” della letteratura americana tra i tardi anni Venti e gli anni Trenta. Nel 1930, mentre stava dando gli ultimi ritocchi alla sua tesi di laurea su Walt Whitman (altro poeta di cui si parlerà a Poesia Festival ’15), Pavese riceve dal suo “corrispondente americano” Antonio Chiuminatto diverse novità importanti della letteratura statunitense. Fra queste c’è anche la raccolta di scarne elegie in forma di epitaffi di Masters. Pavese se ne innamora, ringrazia con entusiasmo l’amico, e ne scrive su alcune riviste. Anni dopo consiglia il libro a una giovane allieva, aspirante studiosa di letteratura inglese, la quale a sua volta ne viene elettrizzata: Fernando Pivano. È la stessa Pivano a raccontare il colpo di fulmine per quelle liriche senza fronzoli: «Quando [Pavese] mi diede i primi libri “americani” li guardai con grande sospetto. Ma l’Antologia di Spoon River l’aprii proprio a metà, e trovai una poesia che finiva così: “mentre la baciavo con l’anima sulle labbra, l’anima d’improvviso mi fuggì”. Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato. […] Non c’è dubbio che per un’adolescenza come la mia, infastidita dalla roboanza dell’epicità a tutti i costi in voga nel nostro anteguerra, la semplicità scarna dei versi di Masters e il loro contenuto dimesso, rivolto ai piccoli fatti quotidiani privi di eroismi e impastati soprattutto di tragedia, erano una grossa esperienza. […] In questi personaggi che non erano riusciti a farsi “capire” e non avevano “capito”, dal loro dramma di poveri esseri umani travolti da un destino incontrollabile, scaturiva un fascino sempre più sottile a misura che imparavo a riconoscerli; e per riconoscerli meglio presi a tradurli, quasi per imprimermeli nella mente».
Queste traduzioni furono ovviamente “scovate” dal maestro Pavese, che le propose a Einaudi per la pubblicazione. Per aggirare le limitazioni della censura sulle opere straniere (specie americane e inglesi), nel 1943 uscì una scelta di componimenti tradotti dalla Pivano con il titolo Antologia di S. River, fingendo che il volume contenesse i pensieri di un improbabile San River. Il libro fu presto sequestrato e subì alcune modifiche imposte dal regime prima di riapparire, ma nel frattempo era già nato un culto clandestino fra molti giovani antifascisti. Ciò che accadde in seguito coincide in buona parte con le vicende culturali dei movimenti giovanili dei decenni successivi alla fine della seconda guerra mondiale. All’America capitalista e imperialista si preferisce quella creativa e anticonformista che anche in letteratura irradia valori nuovi e differenti. E l’Antologia fa parte a pieno titolo di quei libri che hanno contribuito a costruire il mito di un’America come frontiera di un mondo che può cambiare. Oltre al disco di De André e alle numerose riduzioni teatrali e radiofoniche che ne sono state tratte, lo testimoniano l’oltre mezzo milione di copie che Spoon River ha venduto in Italia nel corso degli anni.