Gianni D’Elia a Poesia Festival con Fiori del mare
«La percezione del tempo come trauma, come shock, non come una cosa tranquilla e razionale, ma come qualcosa che ci assale anche solo facendo una passeggiata o sentendo un odore è alla base di questo libro». Così Gianni D’Elia sintetizza in una recente intervista (vedi video sotto all’articolo) una delle idee che sta alla base del suo nuovo lavoro, Fiori del mare, uscito quest’anno per Einaudi. Un “canzoniere adriatico” che si snoda nei luoghi di vita del poeta, quel pezzo di mare tra Rimini, Pesaro e Senigallia, in cui sono evidenti i riverberi di Baudelaire (sin dalla citazione nel titolo), Saba e Leopardi.
Un libro dunque della memoria, dove gli echi della storia – richiamata attraverso precise citazioni – vanno di pari passo ad una riflessione sulle vicende private, con il ritmo incalzante dell’endecasillabo che è uno dei marchi di fabbrica della poesia di Gianni D’Elia. Un libro dalla gestazione decennale, che il poeta pesarese presenterà a Poesia Festival nella mattinata di sabato 26 settembre a Levizzano Rangone, dopo l’incontro con Giancarlo Sissa e Ivano Ferrari.
Fiori del mare è l’opera con la quale D’Elia, dopo aver antologizzato il suo percorso di poeta in Trentennio, torna con un lavoro originale, che mette al centro la sua città, Pesaro, e la sua storia, ad esempio richiamando in alcune potenti liriche il grande disastro che nel 31 a.C. la fece scomparire in una voragine apertasi nel terreno. «Afferma il poeta: noi siamo eredi anche nell’animo di quella rovina e ne portiamo la traccia antropologica e sentimentale che ritroviamo in quel“lascia gi’ ”, modo di dire inconfondibilmente pesarese».
La storia che si intreccia alle vicende personali è da sempre al centro del lavoro di Gianni D’Elia, sin dal riconoscimento della propria “vocazione poetica”, che D’Elia fa coincidere con le speranze suscitate dal 1977 e dalla successiva sconfitta dei movimenti giovanili e politici di quel periodo, anno tra l’altro dell’importante incontro con Roberto Roversi, poeta bolognese e voce di un modo di fare poesia, cultura e militanza che molto ha ispirato l’operato dello stesso D’Elia. Appassionato esegeta di Pasolini, cui ha dedicato numerosi scritti, Gianni D’Elia è tra i poeti contemporanei quello che più ha registrato la storia degli ultimi decenni “in diretta”, e proprio come Pasolini ha voluto utilizzare la letteratura come mezzo privilegiato di analisi delle derive di una società. «Finora ho fatto testimonianza in versi di una rivoluzione sconfitta. La penna in mano mi dava la calda fiducia di sentire più profondamente il vero del sogno andato a male di cambiare l’Italia. Il titolo della mia antologia, Trentennio, allude al Ventennio fascista, ma il periodo dagli ’80 ad oggi è forse anche peggio, per certi aspetti. È l’uscita dalla sconfitta di un’ipotesi di società».